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Sosta vietata pennellata assicurata


L’assessore Rozza, assessore ai lavori pubblici a Milano, si è trovata al centro di numerose polemiche per aver utilizzato un’auto in sosta selvaggia come terreno di prova per un pennello durante una lodevole iniziativa di pitturazione di un edificio scolastico messo in atto da un gruppo di volontari (tra cui gli studenti stessi).

Danneggiamento di proprietà privata? Gesto offensivo? Chiamata per danni del comune? Non ho dubbi che la questione proseguirà in un’aula di tribunale. A me, nonostante tutto, la faccenda appare un paradosso: ci scandalizziamo per il “gesto punitivo”, non facciamo altrettanto per il fatto che ha scatenato quel gesto. Perché, ormai, nella nostra cultura, parcheggiare selvaggiamente senza aver rispetto dell’ambiente comune, è diventato talmente usuale e abituale che quasi quasi non ci facciamo più caso. E non è solo questione di “lasciare la macchina un secondo, il tempo di comprare il pane, o di prendere il bambino tanto non dà fastidio a nessuno”, ma di salvaguardare un bene più grande e superiore: il rispetto delle regole; se vi è un divieto di sosta, la macchina lì non ci può e non ci deve stare. Punto.

Come dicevamo, però, è piuttosto la notizia della punizione a fare scalpore: è più sensazionalistico vedere i vigili in strada con il libretto delle contravvenzioni in mano che far caso alle numerosissime trasgressioni del codice della strada che quotidianamente si parano davanti ai nostri occhi.

Io sono per l’avvio di una bella serie di punizioni esemplari. Il clima di impunità che contraddistingue la nostra società sta diventando intollerabile. Laddove il giudizio instaurato per danneggiamento dovesse dare, per un motivo qualsiasi, ragione all’assessore Rozza, quell’automobilista quante volte ci penserà prima di riparcheggiare in sosta vietata?

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