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Da lunedì la vita reale


In queste ore di silenzio elettorale, assordante, come tutti i silenzi elettorali, volendo evadere dalle mie occupazioni quotidiane (ebbene sì, lo ammetto, mi sto godendo un momento di sana evasione social), ho ceduto alla tentazione di pigiare sull’icona dell’app del telefonino, quella con la F su fondo blu, per intenderci, contravvenendo al sanissimo esercizio tantrico portato avanti in questi giorni di campagna elettorale di non accedere a Facebook, certa che lo stesso avrebbe veicolato messaggi elettorali a go go.

Non mi sono sbagliata e il mio esercizio è servito, quanto meno, a non farmi soffriggere il fegato nel vedere la quantità di lettere, accenti e segni di punteggiatura offesi e maltrattati. Sono contenta di essere riuscita, per ben 15 giorni, a mantenere indenne il mio stomaco dalle gastriti, proprio quelle che, tutte insieme, mi sono venute stamattina. E va bene l’uso dell’italiano, perdonabile, a detta di alcuni, con l’eccezione “non siamo tutti professori”. E va bene l’uso del turpiloquio, che personalmente condanno aspramente e che, a costo di essere tacciata di poca “modernità”, mi innervosisce profondamente perché ritengo chiunque se ne serva un gran maleducato. Non voglio entrare nel merito dei contenuti: come ho detto qualche sera fa a un candidato, in questo periodo da parte di tutti vengono dette cose giuste, nessuno vuole il male di Noci. Sulla carta dei programmi. Dai palchi. Nei comizi pubblici. Ma poi queste cose finiscono, la piazza, da lunedì sera, tornerà ad essere la nostra bellissima piazza, con meno gente, ma sempre ricca dei colori che, cambiando, segnano il ritmo delle stagioni e con esse della nostra vita.

Da lunedì ci sarà la vita reale, quella delle persone reali, con i loro pregi e i loro difetti. Chi, in questo periodo, non ci ha salutato incontrandoci, o ci ha salutato troppo caldamente, tornerà a fare come prima della campagna elettorale. Un candidato, in un post Facebook letto questa mattina, invita a non farsi “manipolare” ma a giudicare con il proprio metro. Io il mio metro ce l’ho e so giudicare. So guardare negli occhi e so riconoscere le brave persone. Per questo il mio voto andrà alle persone rispettabili, a quelle che non violano i più basilari principi della vita civile, a quelle che non devono ricorrere alla menzogna per un voto in più.

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