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Perplessità


Quanto è accaduto ieri all’Ospedale San Giacomo di Monopoli ci lascia perplessi (per chi si è perso la notizia, alcuni medici, infermieri e impiegati sono accusati di essere cosiddetti “furbetti del cartellino”). Perplessi perché nonostante ormai sia consuetudine svolgere indagini per stanare questi soggetti, c’è chi continua imperterrito a farsi i fatti suoi. Perplessi perché dei professionisti si trovano a dover rispondere di reati che, pur certamente non minandone la professionalità, ne minano la “considerazione sociale” (al di là dell’essere riconosciuti colpevoli, a livello sociale e morale inevitabilmente queste persone sono comunque additate come “furbetti”). Perplessi per il “ruolo” che queste persone rivestono: diciamoci la verità, tutte le categorie professionali ormai, agli occhi della gente, sono un po’ “scadute”.

Insegnanti, avvocati, commercialisti, ingegneri, farmacisti hanno perso quella considerazione di cui godevano fino a una cinquantina di anni fa; ma il medico no, il dottore è ancora considerato meritevole di rispetto, considerazione e deferenza. Quindi, che siano i medici a macchiarsi di tali reati (fermo restando che saranno i giudizi a stabilire se abbiano o meno commesso quello di cui oggi risultano essere solo accusati) lascia quanto meno, appunto, perplessi.

È innegabile che siamo stati non solo sfiorati dall’idea che i ritardi nella programmazione delle visite ospedaliere (richieste oggi e programmate magari a mesi di distanza) siano causati anche dal malcostume di farsi gli affari propri durante l’orario di lavoro. Leggere di queste notizie ci procura così un senso di riscatto e ci pare una sorta di ricompensa per le mancanze del sistema sanitario che ogni giorno paghiamo sulla nostra pelle. E che ci fanno arrabbiare assai. Come assai rimane la stima per coloro invece che a lavorare ci vanno davvero, con scrupolo e coscienza.

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