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Tempo di Coronavirus. Ognuno faccia il suo


Io non so se è questione di strafottenza. O di senso di onnipotenza. Forse è solo questione di ignoranza. Io non so se fra qualche giorno rideremo di tutta questa storia dell’emergenza Coronavirus, se fra qualche settimana qualcuno, pensando alle scuole chiuse e alle raccomandazioni di questi giorni, griderà al complotto. In tanti, sicuramente, lo stanno già facendo.

Io sto ridendo poco, molto poco. Rido poco perché mi ritrovo a “combattere” per cercare di limitare le uscite – assolutamente non necessarie – delle persone anziane, cercando di spiegare loro cose che sembrano non interessargli affatto. Rido poco perché mi ritrovo, in un mondo che si sta piano piano limitando in qualunque campo, a leggere di situazioni che non solo non vengono limitate, ma addirittura pubblicizzate.

Io non so se le limitazioni che ci stanno imponendo serviranno a qualcosa, ma so che le limitazioni ci sono e le norme vanno rispettate. E so che sono sospese manifestazioni ed eventi che comportano affollamento e l’impossibilità di rispettare la distanza di sicurezza di un metro, nei luoghi sia pubblici che privati. E questo significa che tutti i campi della nostra vita, da quello lavorativo a quello ludico, da quello sociale e culturale a quello religioso devono essere calibrati sulla base di queste norme. Non ci sono e non possono esserci “trasgressori”. Non possono esserci eccezioni, altrimenti lo sforzo non sarà servito a niente.

E fra qualche giorno, se tutti avremo fatto la nostra parte, potremo sorridere tutti insieme ripensando a questi giorni.

 

Foto: Gianni Tinelli

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