Sande Rocche nuést
Sande Rocche nuést è la prima domenica di settembre, una trasposizione rispetto alla ricorrenza liturgica del 16 agosto, fatta per consentire ai massari e terrieri di terminare gli impegni di fine agosto, alle casalinghe di completare la triade pomodori (salsa) – imbianchitura (allattè) – materassi e, inoltre gli eventuali traslochi (data, per tradizione, coincidente con il 16 agosto). Festeggiamo, riveriamo, preghiamo questo nostro prodigioso e prestigioso Santo perché aiuti la nostra Comunità, tenga lontana ogni “pestilenza”, protegga ognuno e tutti noi ed i nostri animali, affari, venga incontro ai nostrri bisogni. Per la festa, le signore preparavano la “spolverino” nuovo (a San Rocco, il freschetto lo rende necessario).
San Rocco fu un pellegrino e taumaturgo francese, patrono di numerose città e paesi, festeggiato solennemente da ben 57. Storicamente, il nostro Santo, dal Medioevo in poi, è il più invocato per ottenere la guarigione dei singoli e la fine dell’epidemia della peste e pregato per la protezione di animali, da grandi catastrofi e, secondo una recente ricerca, san Rocco è stato il secondo santo più invocato, dai cattolici europei, per ottenere la guarigione dalla pandemia Covid-19. Nel mondo, i “santini” più diffusi ed i quadri di devozione casalinga riguardano il Santo di Montpellier. Molte le associazioni per il rispetto e la salvaguardia degli animali d’affezione che si ispirano a san Rocco. Tante le iniziative di solidarietà umana che, nel contesto del volontariato civile e/o religioso, sul suo esempio, si svolgono a favore di profughi, derelitti, deboli, fragili. Ben 111 le maggiori agiografie (genere letterario di celebrativa, narrativa del della vita dei santi) cui scrittori, predicatori, politici, economisti, volontari si ispirano)che riguardano san Rocco, per un totale calcolato di almeno 15.000 pagine.
Il Messale ambrosiano del 1476 già riporta – per la prima volta – la festa di s. Rocco del 16 agosto e, a Norimberga, nel 1484 era ormai liturgia acquisita la messa dedicata al Santo, presto inserita, come tale, anche nel messale romano. L’”Ave Roche sanctiisime” è l’inno che è dedicato al Santo e che il Maestro Lippolis ha musicato per Noci.
In uno degli anni del boom economico del dopoguerra, la festa civile di san Rocco fu particolarmente ricca di sorprese: illuminazione sontuosa, bande musicali (tre) di gran nome; gara pirotecnica cospicua, moltissime partecipazioni commerciali e curiosità varie. La sera del lunedì, il sig. Colin Pemmedore, commerciante, trajnjiere (abitava nell’ultimo palazzo dell’isolato a destra guardando verso via Roma, oggi via Moro) di Piazza Garibaldi (prima dei gradini che portavano alla “Nuver”), aveva una sorella ottima insegnate elementare, prese l’iniziativa di “prolungare la festa civile” e, con la collaborazione del Comitato, assumendosene le spese relative (non so se da solo o con altri), fermò, a Noci, illuminazione, bande, fuochi, artisti di piazza, trampolieri e quant’altro.
Ed il martedì fu rifesta. Ma non per tutti perché, per molti, era già il “dopo san Rocco”, primo dei giorni cui si rinviano appuntamenti ed iniziative. Comunque chi poté farlo, rinviò volentieri di un giorno, la gente non mancò ed il divertimento fu partecipato e gradito. Cose d’altri tempi. La felicità fatta di niente.
Nicola Simonetti