Nessuno si creda Abele
Una “ragazzata” se compiuta da imberbi; una “goliardata” se si tratta di più grandicelli. E la liquidiamo così, questa autentica violenza perpetrata contro “cose” che, per tanti, sono da venerare, quanto meno, da rispettare. La cronaca evidenzia un evento doloroso che scopre la piaga del disagio dei ragazzi, dei giovani che, a volte, si manifesta crudele e scopre una crisi culturale che sovrasta, silenzia la formazione intellettuale, sentimentale dei giovani. Mente e cuore sono messi da parte, abbandonati a se stessi; la nutrizione dell’anima ignorata. Abbiamo fallito?
Famiglia e scuola sono ritenute responsabili ma il marcio è nella deriva, di una società distratta, invasata da malintesa modernità che sacrifica l’educazione affettiva sull’altare di una economia personalizzata, di cultura del ora e qui, di massima concentrazione di media digitali, di episodi di violenza, di pornografia, sesso efferati generosamente offerti indiscriminatamente. E non controllati. Il suggerito rifiuto dell’”estraneo”, di criminalizzazione della donna perché tale è sport praticato e predicato da genitori, nonni, politici.
Un fallimento delle istituzioni? È su di loro che una facile critica scarica il fardello di un vuoto che i ragazzi – figli, discenti, cittadini – riempiono con qualunque spazzatura distorcente, graziosamente posta a loro disposizione. Comodo chiamarsi fuori dalle responsabilità, facile parlare di società malata della quale chi parla o scrive crede di non far parte. Siamo tutti responsabili di peccati commessi, di omissioni gravi, di comportamenti e idee fallaci sul consenso e sul rispetto. di condotte disfunzionali e assenze o atteggiamenti inammissibili, incredibili.
La violenza, da queste assenze-condiscendenze, balza incontrastata e parlamentari e simili propongono leggi per contrastarla dimenticando che la generazione dei Millenials o generazione Y o, addirittura 'The Me Me Me' (genitori e figli) ha urgente bisogno di aiuto effettivo, serio, di buoni esempi (ansia, depressione, suicidi, violenze, vandalismi sono cronaca quotidiana), di una sterzata cui non serve solo il provvidenziale psicologo ma una conversione totalizzante dell’andazzo che stiamo vivendo. Ad iniziare dall’agone politicastro diseducante che è di scena. Inasprire le pene non è la soluzione. È questione sistemica che carezza le fondamenta della nostra società.
Cambio, signori e signore, omnidisciplinare, coinvolgente da qui e da ora. Nessuno si creda Abele poiché un po’ di Caino è di tutti noi. In chi più, in chi meno e non per fatto genetico.
Nicola Simonetti
Foto: Cispef