Noci riabbraccia la sua Chiesa Madre
Dopo due anni di attesa e mirati lavori di restauro, la Chiesa Madre, intitolata a Santa Maria della Natività, ha riaperto le sue porte ai fedeli nella serata del 14 dicembre. La celebrazione eucaristica, colma di emozione e di riti peculiari, è stata presieduta da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Giuseppe Favale, vescovo della diocesi di Conversano-Monopoli. Presenti anche Mons. Giovanni Intini, arcivescovo di Brindisi-Ostuni, già parroco e concittadino di Noci, Mons. Giuseppe Pinto, già nunzio apostolico, Mons. Sandro Ramirez, vicario generale della diocesi, alcuni sacerdoti nocesi intervenuti per l’occasione, don Vitantonio Goffredo o.s.b. per la Comunità benedettina della Madonna della Scala e tutto il clero locale, guidato dall’arciprete e parroco Don Stefano Mazzarisi, oltre alle autorità civili e militari.
L’apertura della Chiesa Madre ha rappresentato un momento storico per la comunità nocese, che si è riappropriata del cuore pulsante della propria identità religiosa e culturale. Il rito, intriso di significati profondi, ha incluso la benedizione del nuovo ambone, della nuova sede e, in un momento particolarmente toccante, la consacrazione del nuovo altare con l’unzione del sacro crisma, dopo la deposizione delle reliquie: il ricollocamento di quelle dei santi Feliciano e Gaudioso e dei Martiri di Otranto.
I lavori di restauro, durati due anni, hanno coinvolto diverse maestranze e figure tecniche, portando a una serie di interventi fondamentali: l’inserimento di un sistema deumidificante ad inversione di carica, l’adeguamento dell’impianto elettrico e termico, con nuovi corpi illuminanti e moderni emettitori a infrarossi, scavi perimetrali e archeologici, con il rinforzo di alcune cavità ipogee, la sostituzione di porzioni del pavimento e il restauro delle volte delle navate laterali, la tinteggiatura delle pareti esterne della navata centrale e il restauro delle superfici artistiche e la realizzazione di un nuovo ambone, della sede e ricollocamento dell’antico fonte battesimale. Un lavoro minuzioso che ha saputo rispettare la storia di questo luogo importante per Noci, rendendolo allo stesso tempo più funzionale e più accogliente.
Sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per la Città metropolitana di Bari per cui erano presenti alla cerimonia l’arch. Angelamaria Quartulli e la dott.ssa Caterina Annese, gli interventi sono stati progettati e diretti dagli architetti Piernicola Intini e Piero Intini, affiancati dagli ingegneri Giovanni Pinto e Pietro D’Onghia per l’Ufficio Servizio Edilizia di Culto della Diocesi. La ditta appaltatrice Deco Domus ha svolto un ruolo centrale nell’esecuzione delle opere, supportata da maestranze qualificate e subappaltatori. Un contributo fondamentale è stato offerto dalla ditta di restauro Felicia La Viola, che si è occupata del recupero delle superfici artistiche, e dalla Future Elettric Led di Giuseppe Dalena, responsabile della modernizzazione degli impianti elettrici e dell’illuminazione. Il restauro ha visto inoltre la collaborazione dell’archeo-antropologa Angela Sciatti, che ha condotto gli scavi archeologici e di artigiani locali come i falegnami Francesco Liuzzi e Nicola Sabatelli, il cui lavoro ha ridato vita ad alcuni elementi lignei della chiesa e ne ha aggiunti di nuovi. Non è mancato il contributo dello scultore Antonio Sette che ha realizzato l’ambone e la sede ideati dagli stessi progettisti con il placet della Comunità, della Soprintendenza e della Commissione di Arte Sacra Diocesana.
Durante l’omelia, Mons. Favale ha sottolineato l’importanza della riapertura della Chiesa Madre per la comunità nocese: «Carissimi, è grande nel nostro cuore la gioia questa sera: la gioia di riappropriarci di questo luogo di culto, cuore della Noci cristiana. […] La Chiesa Madre ha un significato speciale non solo perché, fino a qualche decennio fa, era l’unica chiesa parrocchiale della città, ma anche perché qui si respira la storia del cammino di fede di questa comunità». Il Vescovo ha poi invitato i fedeli a riscoprire il valore di questo spazio sacro, simbolo di continuità tra le generazioni: «Riconosciamo che questo luogo diventa il centro della vita liturgica della comunità. […] Questa riapertura è un dono prezioso per la nostra fede e un segno tangibile che Dio è con noi».
Alla celebrazione ha preso parte anche il sindaco di Noci, Francesco Intini, che ha espresso la gratitudine della comunità: «La riapertura della Chiesa Madre squarcia il velo di tristezza che aveva avvolto la comunità nel vederla chiusa. Questa chiesa, con quasi mille anni di storia, custodisce i ricordi di generazioni. […] Questi luoghi sono il fulcro di una comunità che, attraverso i secoli, ha progredito. Quando ci riconosciamo nelle nostre tradizioni e nella nostra storia, non siamo singoli individui separati, ma una comunità unita e solidale. È questa unione che ci consente di andare avanti. La nostra Chiesa Madre ci insegna che non bisogna fermarsi e che il progresso si costruisce insieme, mantenendo vivi i valori di solidarietà e aiuto reciproco. So che la mia comunità è capace di tutto questo, e per questo vi ringrazio: grazie a Don Stefano, alla Chiesa e a tutti voi per averci indicato ancora una volta un cammino di progresso».
Al fine, il parroco don Stefano Mazzarisi durante il suo intervento ha ringraziato tutte le persone e le istituzioni che hanno collaborato alla riapertura: «Gli ultimi due anni sono stati un viaggio condiviso da tanti: il Vescovo, la comunità parrocchiale, le maestranze, gli architetti. Oggi siamo qui non solo per celebrare la riapertura di un edificio, ma per riscoprire la nostra identità di comunità di fede. Lasciamoci abbracciare da Gesù, nostra speranza, per diventare anche noi un abbraccio di speranza per gli altri. Bentornati in Chiesa!» Don Stefano ha poi rivolto un appello ai fedeli: vivere la Chiesa non come un luogo da ammirare, ma come uno spazio da abitare con il cuore, un punto d’incontro tra l’uomo e Dio, tra passato e futuro.
La riapertura della Chiesa Madre non è solo un ritorno alla normalità, ma un invito a riflettere sul valore delle radici, della memoria e della fede condivisa. Questo antico edificio, testimone della storia di Noci, torna ad essere il cuore spirituale e culturale della città, un luogo dove le generazioni passate e future si incontrano nel segno della fede. La comunità nocese, con gioia e gratitudine, ha riabbracciato il simbolo della propria identità, consapevole che ogni pietra e ogni gesto compiuto in quel luogo continuano a raccontare una lunga storia che appartiene a tutti.
Foto di Vito Trisolini