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Giornata del dialetto, ‘a primavere du nusciuere’


La rinascita naturale celebrata dall’arrivo della primavera è coincisa, quest’anno, per la cittadina nocese, con la rinascita della tradizione e di quella lingua che ne è espressione: il dialetto. Nella giornata di sabato 21 marzo scorso, il locale Centro Studi sul dialetto ha inteso celebrare la lingua dialettale dedicandole un’intera giornata. Si è partiti, in mattinata, con il convegno tecnico-scientifico “il dialetto nel tempo: passato, presente e futuro di una lingua”, tenutosi presso il Chiostro delle Clarisse. A relazionare Chiara Fasano e Angela Liuzzi, due delle giovani curatrici del blog del centro studi, Giovanni Laera che ha discusso circa i mutamenti diacronici del dialetto, la dott.ssa Maria Semeraro, che ha esaminato le origini di alcuni cognomi tipici nocesi, la dott.ssa Maria Angela Leoci con una relazione prettamente incentrata sulla toponomastica nocese urbana ed extraurbana e Mario Gabriele che ha invitato a riflettere sui rapporti tra ricerca e istituzioni culturali. A concludere la prof.ssa Annaluisa Rubano, titolare della cattedra di “dialettologia italiana”, “grammatica italiana” e storia della lingua italiana” presso l’Università di Bari, concorde sulla ricchezza intrinseca alla lingua dialettale, contraria al suo utilizzo “privilegiato”, “i bambini e i ragazzi, devono prima conoscere la lingua italiana. Il dialetto deve essere una seconda lingua.” Da sottolineare come il centro studi prediliga la parola. “celebrazione”, rinnegando, invece la “conservazione”, “poiché il dialetto è materia viva e conservare indica di per sé qualcosa che è già morto” ha precisato nell’introduzione Chiara Fasano “quando parliamo di dialetto è bene sfatare alcuni luoghi comuni: che il dialetto sia la lingua dei poveri e degli incolti e che il dialetto sia solo una lingua, poiché il dialetto è storia, cultura e letteratura.” E di questa ricchezza è bene farne tesoro, “tempo in greco è anche Kairos” ha continuato Giovanni Laera “un giovine di bell’aspetto che possedeva un ciuffo dal quale bisognava afferrarlo per trattenerlo. E’ una metafora singolare dell’espressione, “cogli l’attimo”, quello che dobbiamo fare attraverso il nostro lavoro, cogliere la ricchezza del dialetto e non lasciarcela sfuggire.” In questa operazione potrebbe ritornare utile il lavoro di ricerca delle biblioteche, dei centri studio e dell’intera comunità “perché si arrivi alla conoscenza, tutti dovrebbero spiegare la propria vela, offrire il proprio contributo e insieme arricchirci di quanto il dialetto contiene” sostiene Mario Gabriele. Interessante la risposta dei giovani al lancio del blog del centro studi “abbiamo studiato una forma semplice e immediata e riposto la stessa attenzione nella scelta degli argomenti. E’ difficile adattare una lingua così antica come il dialetto ad un format così nuovo come un blog, ma i risultati sono molto confortanti” ha spiegato Angela Liuzzi. Nel pomeriggio, presso la Sala Convegni di via Pio XII si è tenuta la seconda parte dell’evento, “Josce è feste”. In un suggestivo intreccio artistico , gruppi e singoli individui, hanno reso il proprio omaggio alla lingua dialettale. Tra di essi: Antonio De Grazia che ha realizzato un dipinto, in onore e memoria della giornata, la cooperativa sociale solidarietà che ha messo in scena il racconto popolare “Cummuèra Fermichele “, Paola Palazzi che ha interpretato “Pròvérbje e fèmmene”, il gruppo folkloristico “La Murgia- Don Vito Palattella” e Francesco Sgobba Palazzi che hanno allietato il pubblico con musiche caratteristiche della tradizione, Giuseppe Liuzzi che ha riproposto alcuni brani di “Enantino”, il coro “Novum Gaudium” si è esibito in due canti in dialetto, Luca Curci e Ciccio Gabriele hanno curato un “documentario fotografico” e Angela De Grazia, Francesco Alessandro Galassi e Antonio Natile hanno tenuto un reading letterario. L’affluenza registrata in entrambi i momenti è stata considerevole, la comunità si è mostrata ben disposta ad un’ istituzionalizzazione della manifestazione.

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