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Serie A e Serie B


Ho letto su FB le lamentele di una mamma che, con toni abbastanza aggressivi, denunciava, insieme ad altre cose, le “iniziative a pagamento” della scuola pubblica italiana. Non avendo conoscenza diretta della cosa mi sono informata e ho scoperto che, anche a Noci, la scuola – pubblica – propone “progetti” da svolgersi durante il normale orario scolastico, con insegnanti “esperti”. Per partecipare a tali attività è necessario versare una quota, sebbene assolutamente “competitiva” vista la tipologia di servizio offerto.

Ho il vago presentimento che, considerati i tempi che corrono, qualche famiglia potrebbe avere difficoltà a sborsare una cifra per tali attività. E allora la scena che mi immagino è quella di una classe di bambini di scuola elementare che, allo suonare di una campanella, si divide: chi può va a fare una bella attività con un insegnante esterno ed esperto della materia e con attrezzatture all’avanguardia, chi non può rimane in classe a svolgere un’attività diversa, magari con attrezzature meno all’avanguardia e con un insegnante interno, non altrettanto “esperto della materia”. Di qua, il passaggio verso la catalogazione tra cittadini di serie A e di serie B, francamente, mi viene troppo facile. Considerato poi che stiamo parlando di scuola dell’obbligo, chiedere un contributo per attività differenziate e creare già nell’ambiente scolastico, che io ho sempre ritenuto protetto, uno squilibrio tra alunni che possono e alunni che non possono, è ancora più disarmante.

Immagino invece queste belle e interessanti attività pensate fuori dall’orario scolastico, con la scuola che organizza, che mette a disposizione locali, attrezzature e insegnanti, sia pure verso il pagamento di un contributo. Non sarebbe meglio?

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