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L’inciucio


Pare che il primo ad utilizzare questo termine sia stato Massimo D’Alema, nel 1995, in una intervista a “La Repubblica”, nel discorrere di un patto di non belligeranza siglato con le forze politiche opposte. Da allora inciucio è diventato, politicamente parlando, ogni accordo informale siglato tra forze politiche opposte. Per spartirsi il potere. Per smorzare attriti. Per favorirsi magari a vicenda nell’ottenimento di qualche beneficio. Molto spesso per “governare”.

A Noci di inciuci sentiamo parlare da quando l’anatra si è azzoppata. Di inciuci, nell’ultimo periodo, sentiamo parlare da quando l’ombra di Conforti ha aleggiato sul voto del ballottaggio di domenica 24 giugno. Ma di inciucio sentiamo parlare quando Di Maio e Salvini fanno un “contratto di governo”. O quando si ipotizza un asse Emiliano-Fitto-Cassano per le regionali del 2020. Ogni volta che “ci si mette d’accordo” la terminologia diventa impietosa: inciucio. Eppure la storia è più moderata, come quanto alla fine degli anni ’70 nacque il “pentapartito” e non furono poi così tanti a scandalizzarsi. Torniamo ai giorni nostri. L’accordo tra Nisi e Conforti c’è stato o no? Stando alle dichiarazioni di Nisi, incontri non ne ha avuti. Stando alla coalizione di Piero Liuzzi, i voti di Conforti sono stati determinanti per la vittoria del centro sinistra.

Non mi dispiacerebbe spostare l’attenzione su un’altra parola: la squadra. In molti, nell’analizzare il voto del 10 giugno e in preparazione di quello del 24, hanno fatto considerazioni sulla composizione del consiglio comunale, esprimendo pareri più o meno favorevoli in merito alle persone che, in caso di vittoria dell’uno o dell’altro sindaco, sarebbero andati a ricoprire la carica di consigliere comunale. Ha pesato più il sindaco, la squadra o l’inciucio?

 

Foto: Noci Nisi 2018

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