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Il mio 8 marzo


È un 8 marzo diverso questo. Mentre salutiamo una persona cara a molti, i messaggi di auguri per la Festa della donna si affollano sui telefonini. Decine di immagini di mimose con frasi di gente più o meno famosa riempiono i gruppi Whatsapp. Messaggi silenziosi, ma che rendono assordante il vuoto che spesso li accompagna, visto che sicuramente c’è chi li ha presi e condivisi senza nemmeno leggerne il contenuto (che poi qualcuno mi spiegherà dove nascono queste immagini e per quale motivo qualcuno le crea, visto che non sono nemmeno a pagamento).

Mi viene da sorridere, perché ognuno ha la propria versione sul perché e per come oggi sia la Festa della donna… versioni diverse e messaggi di auguri per ricordarci che le donne non hanno pari diritti rispetto agli uomini; immagini GIF per ribadire che tante donne vengono picchiate-maltrattate-uccise dai loro compagni; versi copiati e incollati per ricordarci che la società in cui viviamo non è “donna”. Messaggi che domani avremo dimenticato perché, così, rispetto, dignità, diritti, restano parole, magari belle, ma parole.

Cosa sarebbe del resto, un 8 marzo più concreto, a costo di essere meno social? Cosa sarebbe l’8 marzo se fosse l’occasione, piuttosto che per condividere figurine, per dare voce ad una donna maltrattata, per dare conforto ad una donna che soffre? Quante situazioni legate alla realtà (e parlo della realtà della porta accanto) ci sono oggi, che vedono donne soffrire per il sol fatto di essere donne? Non sono a favore dell’8 marzo inteso come Festa, ma vorrei comunque augurare a tutti, uomini e donne, che l’8 marzo possa essere un gesto concreto, una parola detta. Perché il mondo reale non è una immagine GIF e non è un copia-incolla di poesie.

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