Festa dei SS Medici e della Madonna del Rosario, la felicità della vita interiore
I fuochi d’artificio salutano le statue dei SS Medici e della Madonna del Rosario sul Calvario donando una sensazione di festa. Festa a ranghi ridotti per via delle restrizioni per la pandemia da Covid19 e che domenica è partita con circa mezz’ora di ritardo per via, oltre che della pioggia battente, di una concomitante manifestazione sportiva che ha ritardato l’arrivo di padre abate Giustino Pege alla parrocchia di San Domenico per la celebrazione eucaristica.
Nella sua omelia Pege si rifà al vangelo di San Marco in cui si pone la differenza tra la ricchezza materiale e quella spirituale. “Osservare i comandamenti e rispettare le leggi – dice Pege - ci rende buoni ebrei ma non buoni cristiani. Per essere cristiani ci vuole di più, perché il Vangelo ci insegna a cercare di più. Con le sue provocazioni il Vangelo ci infonda una sana inquietudine che ci spinge a fare scelte coraggiose, per cercare di essere più vicini a Gesù volto del totale amore di Dio”.
E ancora: “Si può essere onesti e infelici, praticanti e infelici, perché ci si aspetta un premio per quello che si è fatto. Il vero credente invece è quello che rimane colpito dallo sguardo d’amore di Gesù, si lascia coinvolgere dallo spirito del Vangelo. Così come è stato per i SS Medici Cosma e Damiano che incarnarono gli stessi sentimenti del Cristo; un Cristo che guarisce, consola, che risana nel corpo e nello spirito. Sono stati strumenti della misericordia, si sono donati ai fratelli”. E conclude: “Anteporre le persone alle cose significa mettere le cose al servizio delle persone. Delle ricchezze dovremmo fare strumento di condivisione, altrimenti saremmo sempre insoddisfatti”.
Nella serata di lunedì la messa celebrata al Calvario con il parroco don Vito Gentile accompagnata dalla banda cittadina “S. Cecilia-Sgobba”. Ora appuntamento a domenica prossima per “l’ottava”, sempre al Calvario, dove è prevista la celebrazione officiata dal Vescovo della diocesi Monopoli-Conversano Mons. Giuseppe Favale.